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Biennale di Venezia 2022| La scultura cinetica di Arcangelo Sassolino plasma Diplomazija Astuta un Padiglione Malta sospeso tra Storia e Contemporaneità

VENEZIA  Padiglione Malta per la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, o meglio la Biennale di Venezia 2022, è frutto di una collaborazione tra lo scultore italiano Arcangelo Sassolino e il teorico- artista maltese Giuseppe Schembri Bonacci. Con musiche del maltese Brian Schembri. Ed è sostanzialmente un omaggio al capolavoro di Caravaggio La Decollazione di San Giovanni Battista, custodito, appunto, nella Concattedrale di La Valletta.

L’installazione consiste in sette vasche rettangolari, piene d’acqua, in cui dall’alto cadono delle piccole quantità di metallo fuso. La stanza è rigorosamente avvolta nell’oscurità, così la luminosa forza del colore del materiale arroventato, la attraversa in maniera lacerante eppure quasi asettica. Quando, poi, il metallo raggiunge le vasche, si spegne, emettendo un rumore cratteristico ed evocativo. Quasi un lamento.

Sulle prime semmai sfugge il riferimento a Caravaggio. Poi però si nota il buio dello sfondo, il colore caldo del metallo in primo piano. Un rapido calcolo e ci si accorge che gli elementi scultorei (le vasche rettangolari) sono sette, come i personaggi rappresentati nella pala seicentesca. Infine, la violenza del processo, l’ineludibile squarcio. La momentanea sospensione del tempo. Il suo ciclico e inarrestabile ripetersi, danno invece al duo di artisti, l’aggancio per legare la Storia alla contemporaneità.

San Giovanni Battista – ha spiegato tempo fa Schembri Bonaci a Malta Today- era molto più di una scomoda ‘voce nel deserto’. Anche durante la sua vita, era anche considerato il presagio di una nuova era. Annunciò la venuta del Messia, che, in termini biblici, significa il Nuovo Testamento: l’inizio di una nuova era, una nuova definizione dell’umanità basata sull’amore, e la promessa della Salvezza: un’altra forma, si può dire, di un Sogno utopico di felicità eterna.(…) Storicamente, però: quella ‘nuova era’ inizia con la sua morte. E un modo di vederla è che… l’inizio di una nuova era finisce sempre in tragedia.(…) e non importa quanto utopica l’ideologia affermi di essere… finisce sempre in un violenza distopica e brutalità.”

In definitiva quando si decide di mettere insieme più protagonisti su uno stesso palco di rado si fa qualcosa di buono. Al Padiglione Malta, invece, il miracolo è riuscito. A farla da padrona è la scultura cinetica del vicentino Arcangelo Sassolino, certo, che tuttavia guadagna davvero molto in atmosfera colore e forza attraverso la collaborazione con Schembri Bonacci. Quest’ultimo, contribuisce con un graffito scritto in più lingue a sottolineare un certo cosmpolitismo mediterraneo dello stato più piccolo dell’Unione Europea. E, attraverso Sassolino, nutre di concretezza formale la sua teoria secondo la quale, il metallo in generale e l’acciaio in particolare, sarebbe la cifra di definizone dei nostri tempi.

Senza dimenticare il contributo (senz’altro importante) dello studioso di Caravaggio statunitense Keith Sciberras e secondarimante del curatore Jeffrey Uslip. E la musica di Brian Schembri che completa l’esperienza.

 

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