MANTOVA Tutta lâItalia celebra Dante a 700 anni dalla morte e Mantova non può mancare: sarĂ infatti protagonista con una mostra, organizzata da Palazzo Ducale allâinterno del programma nazionale di celebrazioni del sommo poeta, intitolata “Dante e la cultura del Trecento a Mantova”. Lâesposizione â la prima mai dedicata alle arti del XIV secolo della cittĂ â mette a fuoco la cultura letteraria e figurativa dei primi del Trecento: sono i decenni che videro Bonacolsi e Gonzaga avvicendarsi alla guida di una cittĂ pronta ad affermarsi nel panorama geopolitico del tempo, e che forse ospitò per un breve periodo il âghibellin fuggiascoâ.
Dante fu mai realmente a Mantova? Forse che sĂŹ, forse che no. Câè un passaggio della Quaestio de aqua et terra in cui appare lâinequivocabile frase “existente me Mantuae” (mentre ero a Mantova): se lâautore del manoscritto fosse davvero Dante â la circostanza è verosimile ma controversa â la questione sarebbe risolta. Altro discorso, invece, per la Divina Commedia: due copie manoscritte sono certamente presenti nella biblioteca dei Gonzaga, secondo lâinventario del 1407. Dâaltronde Mantova fu una delle tre cittĂ dove nel 1472 il capolavoro dantesco fu stampato per la prima volta: lâedizione, curata dagli umanisti Colombino Veronese e Filippo Nuvoloni, venne materialmente eseguita da Giorgio e Paolo Puzbach, originari di Magonza.
Diverse, in ogni caso, le opere della reggia che rimandano al sommo poeta: il suo ritratto in una lunetta della Galleria degli Specchi, nellâaffresco attribuito alla bottega di Antonio Maria Viani; il calco in gesso ricavato nel 1921 (seicento anni dalla morte di Dante) dal bassorilievo del monumento funebre a Ravenna. Ma è naturalmente Virgilio il legame piĂš stretto e di maggior suggestione con la cittĂ : il poeta latino è la guida di Dante attraverso Inferno e Purgatorio e nel XX canto gli rivela il mito della fondazione di Mantova. Tra i dannati, Dante scorge infatti lâindovina Manto, figlia del tebano Tiresia, che alla fine del suo girovagare approda in riva al Mincio; alla sua morte, il figlio Ocno fonda una cittĂ e la intitola alla madre. Questa â conclude Virgilio â è la vera origine di Mantova. A Palazzo Ducale, dal 16 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022, testimonianze della cultura del Trecento e rimandi danteschi dialogheranno dunque allâinterno della mostra.
Lâesposizione sarĂ inoltre lâoccasione per riprogettare interamente lâallestimento delle Sale dellâAppartamento di Guastalla in Corte Vecchia. Il progetto, a cura di GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati di Brescia, integrerĂ le opere giĂ in Ducale con i prestiti provenienti da collezioni italiane e internazionali, permettendo di cogliere lo spirito del tempo e di ricostruire contesti dispersi nel corso dei secoli.
Suggestiva è la vicenda della Cappella Bonacolsi, luogo di culto privato collocato nella dimora dei primi âCapitani del Popoloâ di Mantova, i cui affreschi strappati nel corso dellâOttocento saranno in parte ricomposti, come nel caso del Matrimonio mistico di santa Caterina. La figura di santa Caterina con la Madonna e il Bambino, proprietĂ della mantovana Fondazione Freddi, verrĂ affiancata al San Leonardo del Willumsens Museum di Frederikssund (Danimarca). Lâaffresco è stato a lungo riferito al maestro Giotto. In mostra saranno inoltre esposti due straordinari codici in arrivo dalla Bibliothèque Nationale de France, con miniature di somma qualitĂ , e dalla Biblioteca Nazionale Marciana. E naturalmente esemplari della Commedia: il manoscritto della Biblioteca Trivulziana di Milano, appartenuto alla famiglia mantovana dei Cavriani, e la prima edizione a stampa del capolavoro (1472) dalla Biblioteca Civica di Verona.